CONFINI LARGHI NON SOLO SULLA CARTA

Riportiamo il testo dell’articolo a cura di Vincenzo Di Nardo, pubblicato su “Corriere della Sera”,  edizione locale “Corriere Fiorentino”,  il 2 luglio 2020.

Sulle cronache locali, in questa strana primavera, si moltiplicano gli articoli di opinione sul futuro di Firenze, complice forse l’inattività forzata per gli effetti del lockdown e l’urgenza che ne deriva di impiegare altrimenti il proprio tempo. È benvenuto il contributo di tutti, assai meno il senso di confusione che da tutto questo si ricava sulla programmazione dello sviluppo urbanistico, sociale ed economico del centro storico e della Città Metropolitana.

Un chiaro esempio del disorientamento vigente è lo Stadio Artemio Franchi, spostato da un posto all’altro da circa vent’anni quasi fosse una pedina del Gioco dell’Oca. Tanto per ribadire l’ovvio, parliamo invece di un impianto strategico che come tale andrebbe trattato, perché dalla sua collocazione dipende anche la nascita della cittadella sportiva di Firenze.

Un altro esempio è lo “spezzatino” del Polimoda, con la sede centrale a Villa Favard, i laboratori a Scandicci – dove insistono importanti attività produttive legate all’industria della moda – e ora un’altra sede all’interno di Manifattura Tabacchi: pare evidente che gli spostamenti obbligati da un luogo all’altro alimentino il traffico urbano in contrasto con l’abusato concetto di smart city.

Che dire poi dell’Archivio di Stato? Collocato com’è nel mezzo di una rotonda attorno a cui si dipana il flusso di auto sui viali di circonvallazione, è condannato a non crescere mai, possibilità implicita nella sua natura di contenitore di documenti e memoria destinati entrambi a crescere nel tempo.

Le mie personali speranze sono affidate, ad esempio, alla prospettata nascita fuori dal centro di un secondo Museo degli Uffizi, dove esporre le tante opere d’arte lasciate oggi a prendere polvere nei magazzini. Mi riferisco ai cosiddetti “mai visti”, che potrebbero e dovrebbero contribuire a nobilitare Firenze nella sua accezione più estesa di città vasta.

La stessa soluzione andrebbe adottata per realizzare il sogno trentennale di un centro congressi da 3mila posti a sedere e di un polo espositivo degno di questo nome, sogno, quest’ultimo, che poco o nulla si concilia con una struttura giustamente vincolata com’è la Fortezza da Basso.

Guardare oltre le mura non è peccato, al contrario. E la Città Metropolitana, che esiste ancora solo sulla carta, merita di diventare un luogo fisico in cui fioriscano funzioni espositive, formative e culturali: si centrerebbe il doppio obiettivo di decongestionare il centro storico e creare al contempo nuovi punti di attrazione, cioè i nuovi centri storici della città metropolitana. Serve un grande piano strategico per una grande Firenze e serve oggi! Servono progetti ambiziosi, edifici di pregio come il Centro Civico di Scandicci di Richard Rogers, per nobilitare i nuovi centri storici, e collegamenti efficienti sul territorio.

La direzione la conosciamo, è la stessa che ha consentito la costruzione della seconda e terza linea della Tramvia come completamento della prima. È imperativo muoversi in coerenza investendo sui collegamenti su ferro, con la realizzazione del passante ferroviario e il conseguente declassamento a rete regionale della rete in superficie. E siccome il tempo non è sempre galantuomo, bisogna anche fare in fretta, per sfruttare utilmente i finanziamenti che potrebbero arrivare dall’Unione Europea.

Il mio augurio è che il Sindaco della Città Metropolitana, Dario Nardella, abbia l’intelligenza ed il coraggio di interpretare con pienezza il suo ruolo in occasione del Forum previsto nel mese di luglio, promuovendo un confronto scientemente mirato allo sviluppo dell’area vasta da realizzarsi con il concorso di competenze e investimenti tanto del pubblico quanto del privato. L’alternativa è condannare Firenze al destino di Zora, la città invisibile di Italo Calvino: “obbligata a restare immobile e uguale a se stessa per essere meglio ricordata, Zora languì, si disfece e scomparve”.

Vincenzo Di Nardo

Presidente Consorzio GST

 

Qui l’articolo tratto da “Corriere Fiorentino”

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